Conegliano e dintorni

Detta “La Perla del Veneto” Conegliano accoglie con un calore i suoi visitatori, ed il suo Castello ne racconta da subito alla vista l’essere una Città colma di storia da raccontare, dove alle origini si susseguono cambiamenti dati da uno sviluppo intenso che passa dalle colture alle industrie.

Conegliano fa parte delle Città murate del Veneto, Città del Libro e Città che Legge, dell’Associazione Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano-Valdobbiadene; della Strada dei Vini del Piave; iIl territorio è tutelato dall’Unesco “Patrimonio dell’umanità” delle colline del Prosecco DOCG.

ITINERARI NATURALISTICI
Passeggiata a Collalbrigo, borgo immerso in un paesaggio che regala panorami suggestivi, intercalati da vigneti e borghi rurali.

Laghetto di Pradella nella frazione di Ogliano, raggiungibile oltre che a piedi in bici o a cavallo.

Musei: Civico del Castello; Galleria d’Arte di Palazzo Sarcinelli, Museo degli Alpini, Museo del Caffè Dersut.

Di grande importanza per la tradizione vitivinicola di Conegliano è la Scuola Enologica “Cerletti” con annessa la cantina: Via XXVIII Aprile, 20.

INFORMAZIONE TURISTICA: Ufficio IAT, Via XX Settembre, 132, tel. 0438 21230; orari di apertura: martedì e mercoledì dalle 9.00 alle 13.00; giovedì, venerdì, sabato e domenica: dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00. iatconegliano@provincia.treviso.it.

Un pò di storia

Famosa per aver dato i natali al celebre artista Giambattista Cima (XV sec.), Conegliano sorge in una posizione privilegiata a ridosso delle Prealpi Trevigiane. Favorita dalla posizione tra Venezia, Udine e Cortina, la Città ha sviluppato nel tempo sia il settore industriale, sia il settore agricolo, diventando insieme a Valdobbiadene il riferimento del distretto del prosecco doc, ora docg, sia il terziario (a Conegliano sono presenti scuole di ogni ordine e grado (12mila studenti nel complesso), l’Università di Padova (laurea in Scienze e tecnologie viticole ed enologiche, tecnologie del legno, terapia occupazionale, fisioterapia, infermieristica, assistenza sanitaria, con oltre 1.000 studenti universitari iscritti). Conegliano dedica circa il 30% del territorio comunale a vigneti, distribuiti in modo generalmente uniforme sulle colline di Conegliano, tanto da caratterizzare fortemente la struttura ed i caratteri identificativi del paesaggio. Il grande sviluppo di questo settore si deve in modo particolare alla presenza della Scuola Enologica (fondata nel 1876 da G.B. Cerletti e A. Carpenè), la più antica d’Europa. La posizione strategica (vicinanza alle principali vie di collegamento, autostrada A27 e a A 28, due efficienti aeroporti (Treviso e Venezia) e la dotazione di strutture alberghiere hanno consentito una facilità nell’afflusso di un turismo legato all’enogastronomia, al wellness e alla natura, all’arte e ai beni culturali. Emblema dell’eredità medievale è il Castello con la ben conservata Torre della Campana, sede oggi del piccolo ma prezioso Museo Civico. Il Duomo, con l’originale facciata affrescata, assieme all’annessa Sala dei Battuti, rappresenta il simbolo religioso e artistico della città e qui è conservata la pala d’altare “Madonna col Bambino e angeli” opera del maestro Cima. L’antica Contrada Grande, oggi Via XX Settembre, è il fulcro dell’eleganza rinascimentale di Conegliano, con la schiera di palazzetti signorili ricchi di affreschi e decorazioni in pietra scolpita. Tra i più belli l’antico Monte di PietàPalazzo Sarcinelli, Casa Longega. Su piazza Cima si affacciano il Palazzo del Municipio, il Teatro dell’Accademia, della metà dell’Ottocento, e Palazzo Da Collo, edificio cinquecentesco al cui interno è inglobato l’oratorio dell’Assunta.

Il Duomo e la sala dei Battuti

In Contrada Grande si trova il Duomo della città, la cui costruzione fu iniziata dai Battuti nel 1345. Questi erano i membri di una congregazione che aveva avuto origine verso il 1260 in Umbria e che già pochi anni dopo era presente a Conegliano.Nella seconda metà del XIV secolo fu realizzata la sovrastante sala per le riunioni che, collocata perpendicolarmente alla navata della chiesa, permise di rispettare la continuità del fronte stradale porticato che a quell’epoca si era già at­testato. La facciata della chiesa è in realtà nascosta da quella della Sala dei Battuti, che è caratterizzata dalla successione di nove archi a sesto acuto. Questa fu affrescata alla fine del Cinquecento da Ludovico Toeput, detto il Pozzoserrato, con sce­ne tratte dalle sacre scritture realizzate con una monumentalità delle figure che risente ancora del gusto manieristai. La parete esterna fu dipinta verso il secondo decennio del XVI secolo, mentre quella interna attorno al 1530, con uno stile del tutto differente rispetto a quello delle scene precedenti perché realizzate sul modello delle stampe dei cicli della Piccola e della Grande Passione che il Dürer diede alle stampe attorno al 1510.  Dopo le soppressioni napoleoniche, la Sala fu trasformata inizialmente in carcere (1807), poi in ricovero dei soldati (1847) e quindi fu lasciata in stato di abbandono fino agli anni Sessanta, quando è stata restaurata.

Ex convento di San Francesco

Un ruolo importante nell’assistenza e nella crescita economica della città, l’ebbero certamente i numerosi ordini religiosi, sorti in Conegliano a partire dal XI secolo. Tra questi emergono i frati minori di San Francesco la cui presenza risale agli inizi del Duecento. Stabilitisi dapprima sul colle denominato, successivamente, di S. Biagio posto fuori delle mura della Castagnera, furono costretti, dalle devastazioni ed angherie di bande armate, a cercare una sistemazione protetta dentro la cinta muraria cittadina. Per questo nel 1372 i frati chiesero (ed ottennero) al Papa Gregorio XI di trasferirsi entro le mura. Demolito il vecchio convento di San Biagio (1407) affinché non potesse essere di rifugio agli invasori Ungari, sorse, tra Borgo e Castello, S. Francesco Nuovo o “di dentro”, eretto su una “petia terrae” donata ai frati nel 1288 dalle monache di S. Maria di Mater Domini. Ultimato nel 1411, nella prima metà del Settecento raggiunse la sua massima espansione dopo che ulteriori fasi di costruzione e di decorazione si erano protratte nel Rinascimento e nei secoli successivi. Dal 1858 al 1870, forse su richiesta del Comune di Conegliano, il complesso fu trasformato in ospedale e dal 1871 parte di esso fu adibito a Casa di Ricovero e poi a caserma. Infine dal 1894 fu destinato ad ospitare le scuole (elementari e medie), funzione che manterrà fino al restauro, iniziato per l’occasione del Giubileo del 2000. La sequenza degli ambienti e la loro destinazione d’uso sembrano quasi ricalcare l’articolazione funzionale che doveva avere il convento quando era abitato dai frati: al piano terra l’accoglienza dei corsisti avviene nell’ala dell’antica foresteria attraversando l’atrio dalle volte a crociera, le aule con gli spazi di incontro si trovano nelle ali a sud e a ovest, dove i francescani avevano la loro scuola, elevata a “studium generale” sin dal 1488, mentre il portico e il grande cortile con il pozzo (un tempo “viridarium”, selciato solo nel 1718), sono ancora capaci di ispirare momenti di riflessione, di dare attimi di silenzio ristoratore. L’ala settecentesca più esterna a ovest, un tempo occupata dai novizi, ospita i “nuovi” corsisti con il servizio di mensa, una sala relax e una grande aula per le sessioni collettive. Al primo piano l’anello del loggiato chiuso nel primo Settecento diventa ideale spazio di studio, mentre la grande sala del Tribunale dell’Inquisizione (detta Camera dell’Officio) è oggi occupata dall’aula magna, vicina all’atrio affrescato che la divide dalla stanza un tempo abitata dal padre inquisitore.

La citta murata

“Coneiam è uno castello che a intrar in la terra si passa l’aqua dil Montegan atorno una parte di le mure… Questo castello è situado sopra un colleto, et qui habita il Podestà; la terra è al basso; circonda mezo mio (= miglio) … A’ do porte: quella di Montegan, da l’altra Rui; à do bellissimi borgi, et una bella et larga strada con belle caxe (la Contrada Grande) … et il castello à do alle (= ali) di muro vien a la terra zo dil monte. A’ una chiesia di San Francesco; … et sopra il monte di Coneiam, arente (= dentro) il castello, è una chiesa di S. Lunardo ch’è la piove (= pieve) …”.Nella descrizione di Marin Sanudo è sintetizzata la struttura delle fortificazioni nel 1483, nel momento in cui alla maturità del sistema segue l’inesorabile declino.Castello e “terra”, unificati dalle mura, sono il prodotto finale di una lunga evoluzione. Delle opere di fortificazione si ha notizia in un documento del 1189, che fa risalire a più di trent’anni prima l’obbligo dei contadini dei villaggi vicini di prestare la propria opera nel “foedere fossatum et edificare murum”.
Nel 1184 si fa ancora riferimento a “muro et foveis”, mura e fossati, attribuibili con buona probabilità alla cinta più esterna del castello, detta del “zirone” o “girone”.Agli inizi del ‘200 la struttura della città è già organizzata, con il sommitale “castrovetero” ed il “burgo” sottostante. Dopo l’assedio degli Ungheri, respinti nel 1412, e la conquista veneziana del Friuli nel 1420, le strut­ture della città murata, perdendo la loro funzio­ne, vengono lasciate deperire.

Il museo del Castello

La torre che oggi identifica il castello sulla sommità del colle è detta “della Campana” perché accoglieva la campana magna che chiamava a raccolta la popolazione e segnalava l’inizio del Consiglio cittadino.Oggi la struttura ospita il Museo cittadino. La struttura, che ospita il Museo cittadino, è frutto di una serie di ristrut­turazioni e ricostruzioni.
Della originaria fondazione scaligera (mastio costruito per difendere la corte di guardia interna) restano in basso le profonde feritoie strombate, mentre le piccole finestre ad arco risalgono alla ristrutturazione del 1467; la parte terminale, cella campanaria e po­sto di vedetta, ricostruita dopo il crollo del 1491, viene sopraelevata all’altezza attuale nel 1847-55 con l’antistorico coronamento di merli ghibellini. Al piano terra, si nota il portale interno che un tempo dava accesso alla corte di guardia; saliti al primo piano si ammira la sala del camino veneziano “a cappello di doge”, con l’uscita ancora dotata di portacardini verso il cammino di ronda della corte non più esistente. Al secondo piano è conservato il portone che isolava i piani superiori della torre. La prima proposta di istituzione di un Museo cit­tadino risale ai 1868, ma solo nel 1946 la torre del castello ospitò alcune raccolte di cui fu responsa­bile il Cav. Antonio Tocchio. Alla sua morte su­bentrò un comitato di cittadini, quindi nel 1952 divenne direttore il Cav. Alfredo De Mas cui si deve il merito di aver convogliato l’iniziale moti­vazione di raccolta storico-locale verso scelte pre­valentemente artistiche. Ciò comportò l’arricchimento della pinacoteca che ancor oggi presenta una connotazione precisa rispetto al restante materiale, alquanto composito. Attualmente il museo civico è composto da: la pi­nacoteca e il lapidario in cui sono raccolti affre­schi, lapidi tra cui il leone scalpellato dai Francesi nell’omonima porta (1797); la sala detta “Del Camino o Cucina”, per la grande cappa a corno dogale che sovrasta il focolare, nella quale, oltre ad armature ed arredi in stile tardo-rinascimentali, sono esposti sei pesi-tipo della Repubblica Veneta per il controllo di liquidi, granaglie e altri prodotti. Nella sala attigua ci sono alcune riproduzioni di carte geografiche antiche e dipinti settecenteschi. Ai piani superiori la sezione archeologica e vari documenti e reperti di storia locale.. Sulla sommità c’è la terrazza da cui si può ammirare lo stupendo panorama che spazia dai monti al mare. Dal 1994 il museo accoglie una sezione archeo­logica costituita da materiali preistorici e romani rinvenuti in città e nel territorio. Se il castello testimonia l’origine medioevale della fortezza, la macina a sella in pietra, rinvenuta nel 1986 alla Ferrera, conduce ad un passato ben più remoto (6000 anni Ca. da oggi)

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La Nuova Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene

Percorrere la Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene significa entrare a far parte di un paesaggio indimendicabile, dove le colline disegnano nuovi orizzonti, ed il panorama si apre generoso alla vista.
Filari e borghi, storia e cultura, arte e prodotti tipici. Tutto racchiuso in pochi ma intensi kilometri.
La Strada del Prosecco e Vini dei Colli viene tracciata per la prima volta nel 1966 con il nome di “Strada del vino bianco” per poi esser rivista nel 2003, ampliando le opportunità del visitatore.

Sostare in una delle vecchie osterie tipiche è d’obbligo per assaporare una cucina tradizionale accompagnata da ottimi vini.
L’itinerario permette di scoprire attraverso sia l’andata che il ritorno, la terra e gli uomini che fanno della Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene le due Capitali del Prosecco Doc.
Indicata per enoturisti e non, la strada ci conduce a siti di interesse storico e culturale del territorio.

Rua di San Pietro di Feletto, San Pietro di Feletto, Refrontolo, un colline come piccole catene montuose costituiscono un paesaggio che coinvolge il visitatore. Da visitare il Molinetto della Croda. Ed ancora
Solighetto, con la settecentesca Villa Brandolini, sede del Consorzio del Prosecco Doc Conegliano Valdobbiadene;
Soligo dove sorge la chiesetta di Santa Maria Nova risalente, come i suoi affreschi, al XIV secolo.

San Gallo, località panoramica, si apre sulla valle del fiume Piave.
Farra di Soligo, Col San Martino con le medievali Torri di Credazzo, antica presenza longobarda, la Chiesetta di San Vigilio.

Santo Stefano, località dalla quale è possibile ammirare alcuni tra i più bei panorami delle colline del Prosecco Doc.

Atmosfere e paesaggi rurali, ben conservati Valdobbiadene, ed i piccoli borghi di Guia e Campea.

“Scollinando” Farrò, Arfanta, Tarzo, Corbanese, Cozzuolo
Carpesica, Ogliano, Corbanese, Formeniga e Manzana

Da visitare

Susegana, antico Feudo dei Signori di Collalto offre l’imponente Castello di Collalto, una delle più imponenti strutture fortificate della regione.

Una leggenda locale narra che per gelosia Chiara da Camino, moglie di Rambaldo VIII di Collalto, abbia murata viva la damigella Bianca di Collalto in una delle torri del castello. Il suo fantasma in certe notti si aggirerebbe ancora, lamentandosi, tra i resti del maniero

Follina con la sua straordinaria Abbazia cistercense, composta da un suggestivo chiostro, il monastero e la Basilica. Cison di Valmarino e a dominare la vallata il Castello dei Brandolini;
Campomolino con “la via dei Mulini-Campomolino, lungo la quale è possibile vedere mulini, abbeveratoi, i resti di lavatoi.
Combai, famosa per le sue castagne, i marroni.

Vittorio Veneto: nasce nel 1866 dall’unione di due centri storici Serravalle e Ceneda. Serravalle ospitò artisti e pittori di fama come Palma il Vecchio e Palma il Giovane, il Pordenone ed anche Tiziano. Il centro di Ceneda è dominato dal Castello di San Martino, ma rappresentato da Piazza Giovanni Paolo I dove sorgono la Cattedrale e la Loggia del Cenedese. Vittorio Veneto è un insieme di storia, arte, paesaggio che offre al visitatore l’opportunità in particolare di conoscere la Grande Guerra, vissuta da protagonista, anche attraverso il Museo della Battaglia.
Nei dintorni: le Grotte del Caglieron a Fregona e le sorgenti Meschio.

Fregona, famosa per i prodotti tipici della montagna circostante (prodotti caseari, ecc) e per la pregiata produzione del Torchiato Doc.

Ed ancora l’elegante Villa Salvador, in stile barocco, Villa Troyer e le suggestive e spettacolari Grotte del Caglieron.
Sarmede conosciuto in tutto il mondo come “Il paese delle fiabe”.

Piana del Cansiglio chiamata anche “bosco dei dogi”, perché sfruttata fin dal tempo della Serenissima Repubblica di Venezia, che qui si riforniva di legname per costruire la sua flotta.

Una foresta che si apre alla vista in una piana verdeggiante, alternando le suggestioni del bosco le opportunità turistiche invernali ed estive, con piste da fondo e discesa, campo da golf e stupendi percorsi per passeggiate a piedi, a cavallo o in mountain-bike. Si possono gustare i prodotti caseari tipici nelle malghe.
Curiosità:  In autunno è possibile osservare ed ascoltare Il bramito del cervo in amore nei boschi del Cansiglio. A Tambre, è possibile visitare la “Casa dei Libri” singolare casa a forma di libro, con le pareti esterne composte da libri e così pure il tetto. La recinzione sono grandi matite.

Treviso romantica e accogliente Facile da raggiungere in venti minuti di treno da Conegliano. Offe molti angoli suggestivi da scoprirevisitandola a piedi e percorrendo il suo centro storico dentro le mura. Immancabile un aperitivo in una della tante piccole osterie, un giro ai Burani che ricordano la vicina Venezia. Da segnalare: Oasi naturalistica del Sile: un itinerario  da percorrere in auto, moto, bici e anche a piedi lungo il fiume Sile dove la fauna è protetta.

Cison è punto di partenza per escursioni e passeggiate nella cornice prealpina della Marca Trevigiana, uno dei territori meno rovinati del Veneto. Offre ai suoi visitatori itinerari da percorrere a piedi, in bicicletta, a cavallo e, per i più pigri, in auto. Gli amanti della montagna possono raggiungere il Rifugio dei Loff, che può ospitare una decina di persone.
La Strada dei Cento Giorni è un’opera di ingegneria austriaca per fini bellici. Tracciata su un percorso romano, conserva una torre di vedetta di epoca bizantina. Nel passato è stata utilizzata da viandanti e mercanti diretti nel bellunese, dai pastori per la transumanza, dai pellegrini. Nel 1914 iniziò la realizzazione, interrotta nel 1916, del primo tratto dell’attuale percorso, su progetto dell’ingegnere Giuseppe Carpenè. Nel corso della prima guerra mondiale, ragioni strategiche indussero il Genio austriaco a completare l’opera in tempi strettissimi. Nella metà di giugno del 1918 era pronta, dopo soli cento giorni di lavoro.

In cima al passo di San Boldo che porta nel bellunese, nella Val Morel dello scrittore Dino Buzzati, si trova il museo che documenta le fasi di realizzazione del progetto. A San Boldo sono stati realizzati anche un orto botanico di erbe officinali e un’area di sosta. Nella valle di San Daniele si trova il Bosco delle Penne Mozze, che commemora i caduti alpini trevigiani in tutte le guerre. Vi sono altri due percorsi interessanti: quello delle Vie d’Acqua, che segue il corso del Rujo e comprende anche la piacevole passeggiata lungo la via dei Mulini; e quello che va alla ricerca della religiosità popolare nella vallata, che trova espressione nei numerosi capitelli votivi sparsi nel territorio. Per finire, si consiglia una visita al paese vicino di Follina per ammirare il gioiello architettonico dell’abbazia di Santa Maria, di fondazione benedettina; nel XII secolo ai benedettini subentrarono i cistercensi, che riadattarono il monastero al particolare stile costruttivo del loro ordine.

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